Don Chisciotte – Libro d’artista

Volume di grande formato (48 x 35,5 cm) raccolto in fogli intonsi, piegati e non rilegati 21 incisioni all’acquaforte e acquatinta, 14 incisioni all’acquaforte acquatinta e collage, 7 acqueforti, 3 collage, e 15 impressioni tipografiche 14 composizioni poetiche di Giuseppe Conte Tiratura 120 esemplari di cui 100 in numeri arabi, 15 in numeri romani e 5 p.d.a. riservati all’editore Accompagnano il volume: un’incisione ad acquaforte e acquatinta , numerata firmata e corredata di certificazione, e un cd "Sui sentieri di Don Chisciotte", cunto di Mimmo Cuticchio
A cura di: Mimmo Paladino
Opera evocativa, non narrativa. Ci sono i mulini a vento, le bufere, i cavalli, gli scudi. Anche con Don Chisciotte mi sono comportato come faccio di solito: ho seguito la traccia, l’evocazione. Mi piace recuperare il filo della memoria storica del segno, della linea, della parola. Mimmo Paladino Un raro e prezioso libro d’artista di Mimmo Paladino pubblicato in occasione del 400° anniversario della pubblicazione del Don Chisciotte e dell’esposizione che l’artista, al Museo di Capodimonte di Napoli, dedica al personaggio inventato da Cervantes e presto divenuto una figura mitica, forse la più grande dell’età moderna. Mimmo Paladino, in un libro tutto pensato e voluto da lui, compone una sua originalissima idea del Chisciotte in più di 60 incisioni, acqueforti, acquetinte, disegni al tratto, tecniche miste, come sempre di straordinaria materialità. Così Paladino si incontra e si confronta con il "suo" Chisciotte. È un incontro-confronto cavalleresco, perché da sempre Paladino si porta dentro, e sparge nelle sue opere, i segni di un Chisciotte potenziale, che ora si raccolgono e prendono forma nuova nell’immagine dell’ultimo cavaliere errante a cavallo del suo Ronzinante.
Il Chisciotte di Paladino "era già" nei suoi cavalli immensi, neri, il muso rivolto al cielo, inghiottiti (o invece emergenti?) da pedane di bitume o da montagne di sale; "era già" nelle sue teste umane senza corpo, nei suoi bronzi e marmi antropomorfi, corpi quasi privi di volto, lunghi, magri, essenziali, ieratici come le statue di guerrieri italici riemerse dalla protostoria. In quelle opere "c’erano già" i segni di Chisciotte: la testa matta piena di lettere e di numeri, di antieroe impazzito per i troppi libri di cavalleria divorati come se la letteratura fosse la realtà; il cavallo scheletrico, protagonista anche lui di un sogno che è ancora nostro. Perché davvero Mimmo Paladino è l’ultimo paladino: e questo libro, fra i più belli che un artista abbia composto ai nostri giorni, è il sogno di un paladino, di un cavaliere errante in cerca di un senso in questo mondo lui sì, dissennato e irreale. Con le immagini di Paladino dialoga un poeta, Giuseppe Conte, ligure, mediterraneo, che con l’artista siciliano-beneventano ha lunga consuetudine di collaborazione. Nei versi di Conte l’eroe mitico mediterraneo Chisciotte è un’ombra e un corpo, è mille corpi e mille ombre. È Amleto ed è «un martire sciita»; è l’eroe sempre sconfitto ma sempre vincente perché conosce l’arte difficile del cadere e del rialzarsi da terra; è la stella della sera che segna il cammino verso l’ideale; è il Santo Chisciotte cui «niente farà scudo», destinato ad essere «sempre deriso», figura di Cristo che già Miguel de Unamuno riconobbe, giusto cent’anni fa, "riscrivendo" la "vera" Vita di don Chisciotte e Sancio Panza. «Quanti cavalli nella tua mente, / come pensieri in carovana / come pietre di una collana»; «Come una coda di pavone /così assurda, così inservibile / così si sventagliano a volte i pensieri»: dalla pagina di testo la poesia fa cenno alla pagina incisa dai segni di Paladino. E il viaggio di Paladino e di Conte diventa allora un viaggio nella loro mente e nella nostra: la loro avventura è quella del nostro pensiero, nutrito dalle immagini di questi segni, di queste parole. A rendere concreto questo libro di sogno, offrendo la sua lunga esperienza di stampatore d’arte, interviene Roberto Gatti, modenese, che trasferisce la sua solida, raffinata esperienza nell’impaginazione e nella realizzazione delle acquetinte, delle acqueforti, dei collages, dei cartoncini, della carta paglia tanto "povera" da risultare leggermente consumata o strappata, della misurata disposizione dei testi. L’elegante manufatto che Gatti ha realizzato in 100 preziosi esemplari dà forma e respiro e voce all’invenzione di Paladino, alla sua fantasia cromatica, alla sua ironia un poco malinconica, soprattutto al suo senso matèrico della figurazione e alla grande varietà di schemi rappresentativi e di tecniche esecutive.
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