Editalia Art Editions

22 Febbraio 2023

Collezionismo in serie

Ripartire da un multiplo per riscoprire l’arte. In Italia l’arte la consumiamo ogni giorno, passeggiando nelle nostre città, nei musei, fa parte della nostra memoria, quasi la subiamo. Il multiplo, l’edizione d’arte, ci dà la possibilità di condividere attivamente un frammento ideale di un progetto artistico complesso. Il multiplo rappresenta l’utopia, la possibilità di possedere un’opera d’autore originale, diversamente inafferrabile, sapendo che lì è racchiuso il lavoro e l’idea di un artista insieme al supporto e alla sapienza di un artigiano che la realizza. La storia del Novecento artistico è la storia del multiplo perchè il progresso tecnologico ha spinto importanti artisti del nostro tempo a confrontarsi con le nuove tecnologie e con la necessità di raggiungere il più vaso numero di persone possibile. L’arte moltiplicata, diventata un genere negli anni Sessanta quando Andy Warhol e la Pop Art hanno messo in crisi il concetto di unicità di opera d’arte, è una forma di collezionismo democratico che nei paesi anglosassoni e in Germania si è affermata con un mercato molto sviluppato e di alto livello. Dare vita a edizioni d’arte limitate, curate e preziose dove ogni segno ha la capacità di rappresentare l’autore, di renderne riconoscibile lo stile, di valorizzarne il mondo poetico, di divulgare l’arte contemporanea insieme con le tecniche tradizionali o innovative che ogni artista sceglie per esprimere il proprio messaggio, è l’elemento principe del progetto di Editalia per l’arte contemporanea.

Tutti gli artisti del XX secolo, esponenti di correnti differenti, si sono misurati con questo linguaggio. Fra questi, maestri riconosciuti come Joe Tilson, Piero Dorazio e Sandro Chia. Differenti per temperie culturale, ispirazione e appartenenza, si sono dedicati con continuità nell’arco della loro vita creativa alla grafica d’arte.

Nell’opera di Joe Tilson, fondatore del movimento pop britannico, non si avverte alcuna gerarchia dei linguaggi espressivi, ed il mondo immaginativo che esprime si manifesta sempre con uguale dignità formale, qualunque sia la tecnica e la materia adottate. Testimonianza del suo legame ‘elettivo’ con l’Italia, una sorta di seconda patria, che lo vede vivere per alcuni mesi dell’anno a Cortona e a Venezia, sono i cicli pittorici che hanno per soggetto la città lagunare, dalle suggestive Finestre Veneziane ricche di elementi simbolicamente rappresentativi alle originali Post Cards from Venice intrise di un poetico sapore pop. Il ciclo Stone of Venice è la confessione di un amore ininterrotto che dura dal 1956. Tilson ha per mesi percorso e esplorato le calli e le piazze della città, armato di matita e di taccuino da disegno, per scoprire e fissare determinati motivi da sviluppare nei dipinti del ciclo, che si reggono sull’associazione tra le facciate e le geometrie che l’artista ha scoperto nelle decorazioni pavimentali. L’artista accoglie con la stessa sensibilità, cioè con la stessa dignità formale la memoria essenziale della facciata di una chiesa o di un palazzo, un suggestivo particolare architettonico o la seduzione di un elemento naturale e l’icona geometrica e preziosa delle pavimentazioni policrome delle chiese e dei palazzi veneziani, splendida tessitura ’decorativa’ che proviene dagli innumerevoli particolari architettonici incontrati per la città.

Il colore domina, seppur con funzione costruttiva dello spazio, anche nell’opera grafica di Piero Dorazio. L’artista romano è stato uno dei massimi rappresentanti dell’astrattismo europeo, corrente artistica alla quale si avvicina giovanissimo nel dopoguerra facendo da subito una netta scelta di campo tra figurativi e astratti. Gli astrattisti di Forma 1 sono accomunati dalla volontà di svincolare l’arte da una dimensione psicologica o realistica, associandola al criterio di struttura e con un’attenzione particolare al segno e alla forma che diventano elementi unici di espressione. Le sue opere si caratterizzano per l’uso di linee, geometrie e colori, elementi che diventeranno la sua cifra stilistica con un attento studio e suddivisione degli spazi in un tessuto ordinato di segni-colore. La ricerca di Dorazio sullo spazio e la luce trova nel colore l’elemento nodale. Lo spazio è il campo di forze luminose. E sulla declinazione di poco variata della grammatica colore-luce Dorazio porta avanti la sua tenace ricerca.

Al contrario Sandro Chia, esponente di punta della Transavanguardia italiana, rompendo gli schemi di un’arte che s’era fatta sempre più astratta, frammentata e dispersa nella ricerca delle sue forme, rappresenta l’irruzione del figurativo nella contemporaneità. Come scrive Achille Bonito Oliva, profondo conoscitore dell’artista, quella di Chia è una pittura «finalmente sottratta alla tirannia della novità e anzi affidata alla capacità di utilizzare diverse ‘maniere’ per arrivare all’immagine». Caratteristica dominante e imprescindibile nell’approccio all’artista è il colore. Pennellate ricche e dense, su sfondi dove dominano il blu, il verde, il rosso, esaltano la geometricità delle forme entrando in contrasto con la morbidezza espressiva delle figure umane rappresentate. Il recupero della figura nelle opere di Chia acquisisce sempre maggiore spazio, assumendo proporzioni ieratiche. Pur se i personaggi presentati sono umili, l’artista li presenta come fossero a tutti gli effetti degli eroi mitologici, ben delineati da contorni definiti con il colore e costituiti da volumi possenti, che campeggiano imponenti su sfondi vivaci che non hanno luogo e non hanno tempo, perpetrando la sensazione di trovarsi di fronte ad un sogno visionario. Chia utilizza richiami più o meno evidenti ai grandi capolavori del passato, rielaborandoli e portandoli in una dimensione personale.

Colore, colore e ancora colore cadenzato in una serie di forme figurative, astratte, assolutamente personali, mette in relazione artisti dalla natura difforme accomunati dall’essere punti di riferimento storici e per questo entrati a pieno titolo nelle Edizioni d’Arte Editalia.